Mattia ha 5 anni, è al suo secondo anno di scuola dell’infanzia e quindi alla seconda recita scolastica. Come molti bambini ostenta sicurezza per nascondere la sua timidezza. Essere al centro dell’attenzione non gli piace, ama il calcio e il gioco di squadra in generale, ma alle feste di compleanno fare la foto davanti alla torta o consegnare il regalo lo fa sentire a disagio.
Immaginate una recita davanti a tutti i genitori!
Arriva il momento della fine della scuola e dopo settimane di preparazione la maestra comunica la data della festa di fine anno; io mi mostro entusiasta, ma contengo la gioia perché so che caricherebbe di agitazione Mattia. Torniamo a casa e lui non accenna alcun discorso in merito, la sera a cena comunico a papà e sorellina la data della festa di Mattia e lui esordisce con un secco “Non ci vado”.
Il giorno dopo riprendo l’argomento e lui cerca di convincermi a darsi per malato evitando di partecipare. Insieme riflettiamo sul problema e gli chiedo di spiegarmi esattamente cosa lo preoccupa. Inizialmente non vuole ammettere che si vergogna, poi ripiega sul ridicolo cappello che dovrà indossare, quindi raggiungiamo il compromesso: niente cappello, sì maglietta! Così decidiamo come realizzare la maglietta, iniziamo a dipingerla, ma Gaia, appena tornata da ginnastica, si propone per aiutare suo fratello e lì avviene la magia vera.
Il tema erano le emozioni, così avevamo deciso di disegnare le Emoticon. Gaia propone a Mattia di mettere anche quella a forma di pallone di calcio e lui si illumina d’immenso! Mentre colorano Gaia racconta a Mattia che anche lei aveva paura delle recite, ma che poi sceglieva un amuleto per farsi coraggio e che per Mattia poteva essere l’emoticon con il pallone perché il calcio dà tanta forza e coraggio, così lui si sentirà invincibile come un grande calciatore!
Insomma, Gaia è stata preziosa anche questa volta: con semplicità, empatia e magia ha incoraggiato il fratello, che non è completamente convinto, ma sicuramente più di prima!
Sapete come è andata a finire?
Sul palco, quel piccolo nanetto di 5 anni, decide di tenere gli occhi chiusi, ogni tanto li apre vede la nostra approvazione e quella dell’insegnante, così si sente libero di divertirsi a ballare e cantare tenendo gli occhi chiusi, perché si sa... Se io non ti vedo tu non mi vedi!
Comunque, decisamente meglio dell’anno precedente che non ha mosso un passo!
Antidoti per la paura? Per la vergogna? Per la tristezza?
Ogni volta che vedete il vostro bambino in difficoltà, allontanatevi quanto prima dal problema, altrimenti lui vedrà solo quello e diventerà più grande e preoccupante.
Accogliete la sua emozione, comprendetelo, consolatelo se necessario, ma poi nutrite il suo opposto, quindi se la paura è il sentimento di quel momento, aiutatelo a sperimentare il coraggio, cercate con lui lo strumento, il ricordo, per annientare la paura. Ricordando momenti in cui si è sentito coraggioso riportatelo a trovare quella parte di sé, se non riuscite con i ricordi, vivete un’esperienza coraggiosa, permetterà al bambino di nutrire ciò che sente di non avere e spegnerà la paura.
Va benissimo anche condividere le vostre paure con lui e raccontare come riuscite a contrastarle, ma poi portate la condizione ad una situazione che lo coinvolga: se riuscirete a fargli “Sentire” il coraggio, lui potrà attingere a sé stesso ogni volta che ne avvertirà la necessità.
Quando un’emozione sale si attiva in comportamento e il comportamento riporta l’emozione in memoria, così impariamo a manifestare le nostre emozioni e sentimenti predominanti, ecco perché è importante nutrire tutte le emozioni, perché al momento giusto una possa compensare l’altra.
Quindi se il coraggio è l’antidoto alla paura, la gioia è quello della tristezza o preoccupazione, attivare gli antidoti quando è necessario permetterà di equilibrare lo stato emotivo, suscitando fiducia per affrontare ciò che non ci sentiamo in grado di fare.
Più i bambini saranno in grado di manifestare emozioni con equilibrio e più si sentiranno centrati e competenti.