Scegliere di coltivare una quota maggiore di legumi, come fagioli, ceci, lenticchie, può fornire un approccio più sostenibile ed efficiente all'agricoltura europea. A dimostralo è lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in sustainable food systems, a cui hanno partecipato esperti di Irlanda, Germania e Regno Unito. La ricerca ha evidenziato che l'aggiunta di legumi alle rotazioni colturali tradizionali (tra cui, ad esempio, orzo, grano e colza) offre significativi benefici ambientali e un aumento del valore nutritivo delle risorse alimentari destinate all’alimentazione umana e, in misura minore, del bestiame.
Lo studio sui benefici ambientali della coltivazione dei legumi
I ricercatori hanno effettuato la valutazione del ciclo di vita di 10 sequenze di rotazione delle colture in 16 categorie di impatto, su intervalli di tempo da tre a cinque anni, in tre zone climatiche europee (tra cui Italia, Scozia e Romania). L’obiettivo era calcolarne il potenziale nutrizionale umano e animale. Sono stati analizzati i livelli di proteine, fibre ed energia delle coltivazioni ruotate con i legumi ed è stato fatto un confronto con le rotazioni di base convenzionali, effettuate senza i legumi. Si è così scoperto che il passaggio nel terreno dei legumi è in grado di apportare nutrimento alle coltivazioni successive a un costo ambientale inferiore.
Si legge nello studio: “L'introduzione di legumi da granella nelle rotazioni convenzionali di cereali e semi oleosi ha fornito nutrimento per l'alimentazione umana a un costo ambientale inferiore per la maggior parte delle 16 categorie di impatto studiate. In Scozia, l'introduzione di una coltura di leguminose nella rotazione tipica ha ridotto di quasi la metà il fabbisogno esterno di azoto per ottenere lo stesso potenziale nutrizionale umano. In termini di nutrizione del bestiame, le rotazioni modificate dai legumi hanno anche fornito proteine più digeribili a un costo ambientale inferiore rispetto alle rotazioni convenzionali”.
Farm to Fork: tagliare le emissioni grazie ai legumi
Quella evidenziata dai ricercatori è una strategia che può contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi specifici del piano Farm to Fork dell’Unione europea, parte del Green deal che punta a ridurre del 20 per cento il consumo di fertilizzanti chimici di sintesi e del 50 per cento le emissioni di gas serra al 2030. Le leguminose, infatti, si legge sempre nello studio “hanno la capacità di fissare l'azoto dall'atmosfera e quindi evitare l'uso di altre fonti esterne di fertilizzanti azotati. Queste colture forniscono una quantità significativa di azoto alle colture successive, riducendo il fabbisogno di fertilizzanti minerali e le emissioni di gas serra attraverso intere rotazioni.
I vantaggi della coltivazione di legumi
La coltivazione di legumi è stata associata ad altri vantaggi, inclusa la diversificazione delle rotazioni colturali che può interrompere i cicli di parassiti e malattie, migliore qualità del suolo e resistenza alla siccità attraverso sistemi di radici profonde e supporto per gli insetti impollinatori. Dal punto di vista nutrizionale umano, i legumi sono una fonte di macro e micronutrienti che forniscono proteine, fibre, folati, ferro, potassio, magnesio e vitamine, fornendo un profilo nutritivo più ricco rispetto ai cereali o alla carne alternative. Sostituire la carne con alimenti derivati da legumi ricchi di proteine ha il potenziale per ridurre l'impatto ambientale migliorando al contempo il profilo nutrizionale. Sostituire solo il 5 per cento della carne bovina in Germania con palline proteiche di piselli potrebbe portare a una mitigazione del clima di 8 milioni di tonnellate di CO2 eq. ogni anno, l'1 per cento delle emissioni annuali di gas serra della Germania”.
Legumi, si coltivano poco
Nonostante questi benefici, lo studio evidenzia infine che la coltivazione di legumi copre in Europa solo l’1,5 per cento della terra coltivabile rispetto al 14,5 per cento di media nel resto del mondo. A farla da padrona, in Europa, continua ad essere l’importazione di ingenti quantità di soia destinata ai mangimi animali, la cui coltivazione è però una delle maggiori cause di deforestazione nel Pianeta.