Gli studi che avvalorano le virtù del latte materno sono sempre più numerosi. Ed esaltano non solo i benefici per la salute fisica dei neonati (e delle mamme), ma anche quella psicologica e cognitiva. Nella Settimana dell’allattamento materno è stato fatto il punto sui pregi dell’alimento più antico al mondo.
Latte materno: la cosa che si fa poco notare ma che invece dà un messaggio chiaro sull’alimentazione umana, è che questo cibo, scelto da Madre Natura per essere il primo a disposizione dei neonati, sia un latte animale, quasi a sottolineare che l’uomo nasce onnivoro (ma questo è un altro discorso). Ricchissimo di elementi nutritivi e capace di modularsi nella sua concentrazione in base alle esigenze del bambino, il latte umano pare una sorta di magia perfetta e su misura messa a punto dal corpo della madre per quello di suo figlio. Oltre ad apportare preziosi nutrienti, gioca un ruolo chiave per la salute piscofisica del neonato. Si tratta di un alimento talmente complesso e sfaccettato che gli studiosi non hanno mai smesso di studiarlo, spronati nelle loro ricerche dalla continua scoperta di peculiarità mai riscontrate prima.
Non a caso, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita, seguito da un allattamento al seno complementare allo svezzamento nel periodo successivo. Il Ministero della salute nella guida per l’allattamento al seno e uso del latte materno ricorda come questo contribuisca ad una migliore conformazione della bocca del bambino, lo protegga dalle infezioni respiratorie e dalle otiti, dalla dissenteria, dal diabete e dall’obesità, poiché, diversamente da quello artificiale, contiene ormoni che regolano il metabolismo e l’equilibrio fame-sazietà.
Il latte materno protegge i bambini
Un bambino che non viene allattato al seno ha il 257% di probabilità in più di essere ricoverato nel primo anno di vita per infezioni delle basse vie respiratorie; può soffrire più facilmente di diarrea e vomito (+178%), di otite (+100%), di diabete di tipo 2 (+64%), d’asma (+35%), di obesità (+32%). Il latte umano aiuta lo sviluppo del sistema immunitario infantile, del metabolismo, della fisiologia e anche lo sviluppo neurologico. “Le conseguenze del mancato allattamento al seno non sono quindi tanto la vita e la morte quanto la qualità della vita dei bambini sia a breve che a lungo termine”, spiega Bruce German, direttore del Foods for Health Institute dell’Università della California, in un’intervista sulle pagine di Repubblica. Secondo uno studio condotto dall’Università dei Paesi Baschi, l’allattamento al seno svolge un ruolo difensivo nei confronti degli agenti inquinanti. In pratica i bambini risulterebbero protetti dalle polveri sottili e dal biossido di azoto presenti nell’aria se per almeno quattro mesi hanno assunto latte materno. Anche il rischio di allergie diminuisce: scende la possibilità di sviluppare dermatite atopica, eczema, rinite allergica. Secondo alcuni studi il latte di mamma aumenterebbe inoltre la probabilità di diventare un giorno adulti più intelligenti, più colti e addirittura più ricchi.
Più ricchi e intelligenti se allattati al seno, e non è un’esagerazione
I dati dimostrano che più l’allattamento da piccoli è prolungato, maggiori sono il quoziente intellettivo, il grado d’istruzione e il reddito a 30 anni d’età. In pratica un adulto che da neonato è stato allattato per un anno totalizza 4 punti in più nel test di intelligenza, 0,9 anni in più di scolarizzazione e supera di un terzo il reddito di un adulto allattato a suo tempo solo per un mese. E questo vale anche per i bambini prematuri nutriti con latte materno, anziché artificiale, durante il primo mese di vita: a sette anni mostrano di possedere più memoria, sono più bravi nei test cognitivi, sono più dotati in matematica e hanno un quoziente intellettivo superiore.
Allattare fa bene anche alle donne
L’allattamento al seno è vantaggioso anche per le madri: aiuta a perdere i chili accumulati in gravidanza, riduce le perdite ematiche e il rischio di osteoporosi. Soprattutto se prolungato nel tempo, funge da antitumorale abbassando la probabilità di sviluppare cancro al seno e all’ovaio: le ricerche dicono che per ogni anno di allattamento (ottenuto anche sommando più maternità nella propria vita) si riduce nelle donne del 4% il rischio di cancro al seno e del 24% quello di tumore all’ovaio. Inoltre questa pratica protegge da patologie vascolari, ipertensione, diabete di tipo 2 e depressione puerperale.
Allattare oltre i sei mesi serve?
La guida del Ministero della salute lo scrive in modo chiaro: “L’allattamento fino al secondo anno di vita e oltre ha un’importante valenza di protezione immunologica e nutrizionale per i paesi in via di sviluppo, dal momento che il latte materno continua a fornire nel secondo anno di vita una percentuale significativa dell’apporto, in particolare proteico e vitaminico, nella dieta di un bambino. Per i paesi industrializzati l’allattamento di lunga durata protegge ancora, ma in misura meno evidente, dalle malattie infettive respiratorie e gastrointestinali, ma ha il suo ruolo principale soprattutto nella prevenzione dell’obesità infantile, nella riduzione del rischio materno di cancro al seno e dell’ovaio, nella facilitazione di una positiva relazione della donna col proprio bambino”. La guida si esprime anche in merito ai dubbi sollevati da alcuni esperti riguardo i possibili effetti negativi dell’allattamento prolungato, accusato di interferire con il normale sviluppo dell’autonomia del bambino, fugandoli: “La dipendenza del bambino da sua madre implicita nell’allattamento materno di lunga durata non va confusa con l’autonomia del bambino, che non ne risulta compromessa. Risulta infatti provato che l’allattamento al seno contribuisce al benessere cognitivo, emotivo, familiare e sociale del bambino, aggiungendosi al peso determinante dei fattori genetici, delle competenze allevanti familiari e dei fattori socio-economici”.